....Nel Cristo Dio fatto uomo , troviamo il sostegno per la nostra debolezza e le risorse per raggiungere la perfezione. L'umanità di Cristo ci rimette in piedi , la sua condiscendenza ci prende per mano , la sua divinità ci fa giungere alla méta....


S.Agostino

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Segretariato per i non-credenti , Il dialogo tra gli uomini necessità e impegno del nostro tempo (1968)



Segretariato per i non-credenti

Il dialogo tra gli uomini necessità e impegno del nostro tempo

1.La dignità e il valore della persona umana sono sempre meglio riconosciuti dagli uomini d’oggi , dato il generale progresso della cultura e della società e nonostante le inquietudini che l’attuale evoluzione del mondo comporta.
Infatti l’intensificarsi delle relazioni umane ha favorito la presa di coscienza del pluralismo quale dimensione caratteristica del nostro tempo . Vero pluralismo , però , si può avere soltanto se gli uomin e le comunità diversi per indole e cultura , dialogano fra loro .
Come sottoline l’enciclica Ecclesiam suam : “Il dialogo è certamente esigito anzitutto dall’abitudine ormai diffusa di così concepire le relazioni fra il sacro e il profano , dal dinamismo trasformatore della società moderna , dal pluralismo delle sue manifestazioni , nonchè dalla maturità dell’uomo , sia religioso , sia non religioso , fatto abile dall’educazione civile a pensare , a parlare , a trattare con dignità di dialogo”.
In tal modo il dialogo , in quanto fondato su un mutuo rapporto tra gli interlocutori , implica il riconoscimento della dignità e del valore dell’altro in quanto persona . Il cristiano trova nella vocazione soprannaturale del’uomo ulteriori motivi per affermare ancora più fortemente tale valore e dignità . D’altra parte non sfugge alla Chiesa come , in virtù del mistero dell’incarnazione , ogni sforzo compiuto per rendere più umano il mondo , non solo la interessa molto ma entra anche nella sua sfera di competenza . Di conseguenza , i crisitani sono chiamati a promuovere in ogni modo possibile il dialogo tra gli uomini ad ogni livello , come espressione di un amore fraterno , rispettoso delle esigenze di una umanità adulta e in crescente progresso .
“La Chiesa infatti” secondo il Concilio Vaticano II “ in forza della missione che ha di illuminare tutto il mondo con il messaggio evangelico e di radunare in un solo Spirito tutti gli uomini di qualunque nazione , stirpe e civiltà , diventa segno di quella fraternità che permette e rafforza un sincero dialogo.”
Certamente , la volontà del dialogo non esclude altre forme di comunicazione , come per esempio l’apologetica , il confronto , la discussione né esclude la rivendicazione dei diritti della persona umana . Tuttavia , l’atteggiamento comprensivo e aperto , che è alla base del dialogo , è richiesto in generale da ogni forma di rapporto sociale . Tale atteggiamento esige “correttezza , stima , simpatia , bontà” (Ecclesiam Suam) , che possono derivare soltanto dal riconoscimento e dall’accettazione dell’ “altro” in quanto tale .
La volontà di dialogare , infine , è un aspetto di quel rinnovamento generale della Chiesa , che comporta anche un maggior apprezzamento della libertà .
“La Verità” come insegna il Concilio Vaticano II “ va cercata in modo rispondente alla dignità della persona umana e alla sua natura sociale : e cioè con una ricerca condotta liberamente , con l’aiuto del magistero o insegnamento , per mezzo della comunicazione e del dialogo , con cui , allo scopo di aiutarsi vicendevolmente nella ricerca della verità , gli uni espongono agli altri la verità che hanno scoperto o ritengono di aver scoperto ; e alla verità conosciuta si deve adererire fermamente con assenso personale” (Dignitatis Humanae).

2. “Per quanto ci riguarda” si legge nella Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo “(Gaudium et Spes n.d.r) “ il desiderio di stabilire un gialogo che sia ispirato dal suo solo amore della Verità e condotto con la sua opportuna prudenza , non esclude nessuno” .
Per parte sua , l’enciclica Ecclesiam Suam indicava per la Chiesa cattolica tre cerchi concentrici di intelocutori , cioè tutti gli uomini , molti dei quali non hanno alcuna religione , quindi i seguaci di religioni non cristiane e infine i nostri fratelli cristiani non cattolici . Al fine di instaurare il dialogo con questi tre generi di interlocutori , Paolo VI ha instituito i tre segretariati : per l’unione dei cristiani , per i non cristiani e per i non credenti . Il dialogo , in modo specialissimo quando si instaura con i non credenti , pone problemi particolari e in parte almeno nuovi . D’altronde nelle numerose iniziative che prendono vita allo scopo di attivare tale gialogo , i cattolici , giustamente preoccupati e solleciti della verità e dei valori della fede cristiana , possono incontrare alcune difficoltà . È per tale motivo che il Segretariato per i non credenti ha ritenuto utile proporre alcune riflessioni e direttive ,  sulla base dei recenti documenti del magistero pontificio e conciliare . Nell’enciclica Ecclesiam Suam , Paolo VI tratta a lungo del dialogo dal punto di vista apostolico : “con il dialogo così inteso la Chiesa adempie la sua precipua missione che è l’annuncio del vangelo a tutti gli uomini per offrire loro , con rispetto e amore , il dono della verità della grazia di cui Cristo l’ha resa depositaria .”
Nella costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo si parla piuttosto del dialogo tra la Chiesa e il mondo : tale dialogo non mira direttamente ad annunciare il vangelo . SI tratta infatti del dialogo che i cristiani intendono instaurare con gli uomini che non hanno la stessa fede , sia per ricercare insieme la verità in vari settori , sia per collaborare alla soluzione dei grandi problemi del nostro tempo . Al dialogo così inteso tra la Chiesa e il mondo si riferiscono le riflessioni che seguono.

1 NATURA E CONDIZIONE DEL DIALOGO
Il dialogo generale
In termini generali , si intende qui per dialogo ogni forma di incontro e comunicazione fra persone , gruppi e comunità nell’intento di realizzare o una maggior comprensione della verità o migliori relazioni umane , in un’atmosfera di sincerità , di rispetto delle persone e con una certa reciproca fiducia . Il dialogo è particolarmente importante e complesso quando si instaura fra persone di opinioni diverse , avolte anche opposte , che tendono a dissipare i reciproci pregiudizi e ad allargare , nella misura del possibile , le loro convergenze , sia sul piano delle semplici relazioni umane , sia anche in ordine alla ricerca della verità o ai fini di una collaborazione pratica nei più diversi settori.
Tutte queste dimensioni sono presenti nelle varie forme del dialogo . Ma , dal momento che l’una o l’altra di esse può assumere un ruolo preponderante , si possono distinguere tre tipi fondamentali di dialogo , cioè :
a)      Incontro sul piano delle semplici relazioni umane , che si propone di far uscire gli interlocutori dall’isolamento , dalla mutua diffidenza e di creare un’atmosfera di maggior “simpatia” , di stima reciproca e di rispetto;
b)      Incontro sul piano della ricerca della verità , che , trattando questioni di grandissima importanza per le persone stesse degli interlocutori , indirizz alo sforzo comune a una migliore comprensione della verità e auna più ampia conoscenza delle cose ;
c)       Incontro sul piano dell’azione , che tende a stabilire le condizioni per una collaborazione in vista di determinati obiettivi pratici , nonostante le eventuali divergenze dottrinali .
Per quanto sia desiderabile che il dialogo si realizzi simultaneamente secondo queste tre forme , ciascuna di esse tuttavia , instaurando un incontro interpersonale , conserva un suo proprio valore .
Il dialogo implica una certa reciprocità , nel senso che ciascuno degli interlocutori dà e riceve . SI distingue pertanto dall’insegnamento , che è essenzialmente ordinato alla formazione del discepolo che colloquia col maestro . Tuttavia il dialogo , in quanto comporta l’arricchimento dottrinale del pubblico che vi partecipa , costituisce nei suoi confronti una forma di insegnamento e anche un annuncio implicito della verità evangelica . Il dialogo , come qui lo intendiamo , si distingue anche dalla polemica e dalla controversia , in quanto queste sono finalizzante , anzitutto , alla difesa delle proprie posizioni e alla dimostrazione dell’errore altrui . Il dialogo inoltre non consiste propriamente in un semplice confronto , dal momento che deve tendere a far sì che le due parti si avvicinino e si comprendano maggiormente . Infine , anche se ciascuno degli interlocutori può legittimamente aspirare a persuadere l’altro della verità delle proprie convinzioni , il fialogo non è per natura sua ordinato a questo scopo , ma a un vicendevole arricchimento .


Il dialogo dottrinale
1.  Possibilità e legittimità di tale dialogo
Spesso si discute sulla stessa possibilità del dialogo dottrinale . SI domande se , affinchè il dialogo sia sincero , non si richieda il rifiuto di ogni verità assoluta e se l’apertura al dialogo non implichi un atteggiamento di perenne ricerca . Si chiede pure se , nel caso che si ammetta la possibilità di una verità assoluta , il dialogo possa coesistere con la persuasione di possederla : la disposizione al dialogo sembra infatti implicare il dubbio su ogni verità assoluta . Ancora : si può dialogare quando gli interlocutori partono da due sistemi diversi di pensiero ? Se è vero che una affermazione assume il suo senso preciso soltanto se rapportata all’insieme del sistema , non si deve escludere la possibilità di un vero dialogo quando si parte da sistemi differenti? Inoltre , da un’analisi della nozione di verità quale oggi è concepita da molti , si deusme che la verità è intesa come immanente all’uomo , da esso dipendente e dalla sua libertà , così che non si ammette l’esistenza di una verità che non abbia origine dall’uomo stesso ; conseguentemente il dialogo dottrinale verrebbe a mancare del proprio fondamento , dal momento che i cristiani , rigettando il principio dell’immanenza , si attengono a una nozione della verità assolutamente diversa .
Per quel che concerne in particolare il dialogo pubblico , si chiede se sia lecito porre allo sbaraglio la fede di un’assemblea non sufficentemente preparata alla contestazione . Vorremmo pertanto qui di seguito indicare alcune linee per affrontare e risolvere queste difficoltà .
Il dialogo dottrinale è un colloquio improntaot a una sinecerità  coraggiosa , condotto in un clima di libertà e di rispetto , su problemi dottrinali che concernono in qualche modo le stesse persone dialoganti , svolto fra soffetti che , pur avendo opinioni differenti , si impegnano tuttavia reciprocamente , al fine di pervenire a una migliore vicendevole comprensione , per mettere luce e , per quanto è possibile , allargare le proprie convergenze . In tal modo il dialogo può portare  al ceciproco arricchimento delle due parti .
Da una parte , dunque , il dialogo esige che si faccia attenzinoe al carattere personale della conquista della verità da parte del soggetto ; si dovrà quindi tener conto delle condizioni e della situazione particolare di ciascuno degli interlocutori , con le limitazioni che ne seguono circa la prospettiva dalla quale ognuno affronta i problemi ; la coscienza dei limiti inerenti ai singoli individui e alle comunità come si sono storicamente configurate crea la disponibilità a prendere in considerazione le opinioni e istanze degli altri e ad accogliere gli elementi di verità di ciascuna parte .
Dall’altra parte , però , il dialogo , in quanto ricerca della verità , non ha senso se non si ha fiducia nell’intelligenza umana e non si ammette che essa , almeno in una certa misura , è incapace di attingere la verità che è in grado i cogliere sempre alcuni aspetti , sia pure frammisti ad errore . Inoltre , dal momento che ciascuno ricerca e attinge la complessità del reale in una propspettiva personale e in un certo senso unica , offre alla ricerca della verità un contributo insostituibile , meritevole di attenzione da parte degli altri .
In tale condizioni , l’affermazione della possibilità della verità , non soltanto è consona al dialogo , ma ne è una condizione necessaria ; non si può dunque pensare di subordinare le esigenze della verità a quelle del dialogo , come sembrano fare alcune forme di irenismo . Anzi , il dialogo deve nascere dal dovere morale di ricercare la verità in ogni cosa e in special modo nelle questioni religiose.
Inoltre , ilfatto che ciascuno degli interlocutori reputi di essere nel vero , non rende inutile il dialogo poichè non contrasta con la sua natura . Il dialogo infatti si nstaura partendo da due posizioni differenti con l’intento reciproco di chiarirle e possibilmente avvicinarle ; è pertanto sufficiente che ciascuno degli interlocutori ritenga che la sua verità possa crescere attraverso il dialogo con l’altro . Ora , un simile atteggiamento deve essere accettato e coltivato con sincerità da parte dei credenti . Le verità della fede infatti in quanto rivelate da Dio sono in sé assolute e prefette , ma sono sempre inadeguatamente penetrate dal credente , il quale pertanto può sempre crescere nella loro intelligenza e meditazione . Del resto , non tutto ciò che i cristiani affermano procede dalla Rivelazione , e il dialogo con i non credenti può aiutarli a distinguere ciò che deriva da essa dal resto e a scrutare i segni dei tempi alla luce del vangelo .
La fede cristiana , inoltre , non esime i credenti dal ricercare mediante la ragione i presupposti razionali della loro fede , anzi il cristiano è impegnato ad abbracciare coraggiosamente tutto ciò che la ragione umana rettamente esige , essendo certo in forza della stessa fede che mai essa può trovarsi in contrasto con la ragione . Infine , il cristiano sa che la fede non gli fornisce la risposta a tutti i problemi , per quanto gli indichi col quale animo e per quali vie deve affrontarli , nel campo del temporale soprattutto , che rimane un terreno vastissimo aperto alla ricerca .
Per quanto riguarda la difficoltà connessa con l’unità interna del sistema  , ricordiamo che il dialogo è possibile anche quando tra gli interlocutori vi siano soltanto alcune convergenza particolari ; infatti , se in un certo sistema di pensiero è possibile trovare alcune verità e alcuni valori , che non derivano necessariamente il proprio significato e importanza dal sistema e sono tali da poter sussistere  anche fuori di esso , è sufficiente che questi vengano posti nella loro luce proprio perchè si possarealizzare un qualche consenso . Anche fra gli uomini divisi da divergenze radicali può sempre darsi una possibilità di incontro e di comunicazione . Tendendo quindi in considerazione la coesione interna dei sistemi , si dovranno distinguere vari livelli ai quali si pone il dialogo , poichè può accadere che sia possibile a un certo e non a un altro . Si ricordi in particolare , che la sfera dell’umana ha una sua legittima autonomia e di conseguenza divergenze di orgine religioso non escludono necessariamente una convergenza di ordine temporale .
Non si può d’altra parte negare che il dialogo risulti più difficile dal fatto che gli interlocutori abbiano una diversa nozione della verità e divergano su i princìpi stessi della ragione . In tal caso , primo compito del dialogo dovrà essere proprio quello di pervenire a una nozione della verità e dei princìpi della ragione che possa essere accettata da tutte le parti in colloquio . Se ciò non fosse possibile , non si deve per questo affermare che il dialogo è inutile . Infatti non è di poco conto stabilire i limiti oltre i quali non si può andare  . Non è d’altronde necessario che il dialogo sia instaurato comunque e ad ogni costo .
Il rischio poi della contestazione è pressochè inevitabile in una società pluralistica come la nostra . Sorge di qui l’esigenza che i fedeli siano preparati ad affrontare questo rischio , specialmente per il dialogo pubblico il quale , se convenientemente preparato , può a sua volta contribuire notevolmente a far maturare la fede . Il dialogo pubblico offre inoltre agli interlocutori la possibilità di proporre le proprie posizioni dottrinali apersone che sarebbe altrimenti impossibile raggiungere . Il dialogo tra credenti e non credenti , pur comportando dei rischi , è dunque non solo possibile ma anche raccomandabile . Esso potrà svolgersi su tutti i temi accessibili alla ragione umana , come ad esempio quelli filosofici , religiosi , morali , storici , politici , sociali , economici , artistici e culturali in genere . La fedeltà a tutti i valori spirituali e mondani impone al cristiano di riconoscerli ovunque essi si trovino . Tale dialogo può vertere anche su valori che per la vita e la cultura dell’uomo possono derivare dalle verità dell’ordine soprannaturale .


2. Condizioni del dialogo dottrinale
Il dialogo , per conseguire i propri obiettivi , deve rispettare le esigenze della verità e della libertà . Deve anzitutto ricercare sinceramente la verità , così che il dialogo dottrinale debba essere escluso quando appare strumentalizzato a finalità politiche contingenti . Ciò crea difficoltà particolari nel caso del dialogo con i marxisti che aderiscono al comunismo , a motivo delig stretti legami che essi stabiliscono tra la teoria e la prassi ; ne segue una certa impossibilità a conservare distinti i livelli di dialogo , di conseguenza lo stesso dialogo dottrinale viene trasformato in dialogo pratico .
La fedeltà alla verità  si deve altresì tradurre in uno sforzo di chiarezza nella presentazione e nel confronto delle rispettive posizioni , affinchè non avvenga che per mezzo di parole aventi lo stesso uono ma usate secondo accezioni diverse si arrivi a mascherare anzichè superare le divergenze . Si richiede quindi che si determini chiaramente il senso con cui dalle due parti vengono usati gli stessi termini perchè , eliminata ogni ambiguità il dialogo si svolga correttamente . Il dialogo dotrinale richiede anche un certo coraggio , sia per esporre con tutta sincerità le proprie  posizioni , sia anche per riconoscere la verità dove essa si trovi , anche quando ciò impegna gli interlocutori alla revisione di alcune posizioni dottrinali e pratiche . Il dialogo potrà essere giovevole soltanto se gli interlocutori hanno una vera competenza ; in caso contrario , il beneficio del dialogo può rivelarsi sproporzionato ai rischi che comporta . Nel dialogo infine la verità deve imporsi soltanto in virtù di se stessa : occorre dunque che la libertà degli interlocutori sia giuridicamente risconosciuta ed effettivamente rispettata .
3. Il dialogo sul piano dell’azione                   
Il dialogo può anche instaurarsi in vista di una collaborazione tra persone , gruppi e comunità che hanno orientamenti dottrinali differenti e a volte perfino opposti . È da osservare anzitutto che movimenti nati da dottrine contrarie al cristianesimo possono talvolta evolvere verso posizioni  che non sono più essenzialmente solidali con quelle di partenza . Anzi , come abbiamo già detto , le divergenze globali tra sistemi non escludono convergenze parziali nell’affermazione di certi valori . In particolare , le divergenze nell’ambito religioso non escludono convergenze nella sfera temporale che , secondo la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo , è autonoma nel proprio ordine .
E anche quando non sia possibile realizzare convergenze dottrinali , è possibile tuttavia pervenire ad acordi su certi obiettivi pratici . Però , affinchè questo accordo e questa collaborazione siano legittimi occorre che siano rispettate alcune condizioni : cioè che gli obiettivi perseguiti siano buoni o riducibili al bene ; inoltre , che la collaborazione non comprometta valori più fondamentali , quali l’integrità dottrinale e i diritti della persona .
Per giudicare l’esistenza di tali condizioni , si terrà conto dei programmi presentati dai dialoganti per il presente o per il futuro , e delle esperienze storiche già realizzate .
Il giudizio prudenziale sulla opportunità della collaborazione è dunque relativo alle varie situazioni storiche , di tempo e di luogo . Per quanto spetti soprattutto ai laici valutare tale circostanze , la gerarchia , nel rispetto della legittima autonomia e di ciò che ai laici compete , ha tuttavia il compito di vigilare e di intervenire quando è necessario per la difesa dei valori religiosi e morali .